Risarcimento per infezione nosocomiale
16 giugno 2023
Non è raro che il paziente ricoverato in ospedale prenda, proprio all'interno della struttura sanitaria, una grave infezione con la setticemia. Ciò può procurare gravi complicazioni e, nei casi peggiori, la morte.La Cassazione con la sentenza n. 6386/2023 ha richiamato i principi di diritto da essa affermati negli ultimi anni in tema di infezioni correlate all'assistenza e ha elencato gli oneri probatori che spettano alle parti. Il primo principio ribadito dagli Ermellini è che la pretesa risarcitoria vantata dai congiunti del paziente per i danni ad essi derivati dall'infezione contratta in ospedale rientra nell'ambito della responsabilità extracontrattuale o da “fatto illecito”. La Corte ha richiamato inoltre nella motivazione della sentenza anche un altro principio fondamentale: la prova del rapporto di causa-effetto (cosiddetto “rapporto di causalità”) tra il comportamento dell'ospedale e dei sanitari e l'infezione deve essere fornita da chi agisce per il risarcimento dei danni. In buona sostanza è il paziente – o, se deceduto, i suoi familiari – a dover dimostrare che il danno alla salute (l'infezione) è derivato dal ricovero in ospedale e dalla permanenza in esso.Tuttavia, poiché si tratta di una prova assai difficile da fornire, essa può essere fornita anche in termini probabilistici, e non di assoluta certezza. Quindi, se una persona è entrata in ospedale perfettamente sana (salvo ovviamente le ragioni del ricovero) e ne è uscita con l'infezione, o peggio ancora è deceduta durante il ricovero a causa di tale infezione, allora è verosimile pensare che la stessa dipenda dalla struttura medica.La Cassazione ha precisato gli oneri probatori che gravano sulla struttura sanitaria in caso di infezione ospedaliera. Tra questi, vi sono l'indicazione dei protocolli di disinfezione, disinfestazione e sterilizzazione, la raccolta e la disinfezione della biancheria, lo smaltimento dei rifiuti solidi e dei liquami, e le modalità di preparazione e conservazione dei disinfettanti. Oltre alla responsabilità della struttura sanitaria, la Cassazione ha anche stabilito le responsabilità dei singoli professionisti sanitari, come il direttore sanitario, il dirigente di struttura complessa e i medici di reparto.Una volta stabilita la responsabilità della struttura sanitaria e dei singoli professionisti sanitari, il paziente potrà ottenere un risarcimento per il danno subito. La Cassazione ha individuato alcuni criteri per determinare l'entità del risarcimento, tra cui il grado di colpa dei responsabili, la gravità dell'infezione e la sua incidenza sulla qualità della vita del paziente e dei suoi familiari. Il paziente o i suoi congiunti dovranno, quindi, quantificare il danno subito e fornire la prova delle circostanze che giustificano il risarcimento richiesto.
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